"Selfie" di quindicenni, il vescovo: «Senza responsabilità questi mezzi rischiano di distruggerci»

TERAMO – Il fascicolo aperto dalla Polizia postale, dopo lo scandalo dei "selfie" porno che alcune ragazzine teramane hanno inviato ad "amici" spietati che ne hanno poi diffuso sui Social network e su Whatsapp il contenuto, ha aperto una riflessione e animato il dibattito citttadino sulle conseguenze, ma anche sulla nascita di nuove forme di bullismo che i nuovi strumenti di comunicazione incoraggiano. La prima riflessione è quella del vescovo monsignor Michele Seccia che appresa la notizia, ha sottolineato l’importanza della vigilanza e del controllo. «Se la libertà concessa da questi mezzi non viene utilizzata con responsabilità – ha dichiarato il vescovo – questi nuovi canali rischiano di disperderci e distruggerci. Va rimessa al centro la differenza che separa ciò che ci piace da ciò che è bene». Amareggiata si dichiara la coordinatrice del comitato femminile "Se Non Ora Quando", Monia Pecorale, che ritiene le giovani protgoniste della vicenda vittime di società che lancia in modo insistente messaggi ambigui tesi molto spesso a sottolieare che il corpo non vale nulla. «Si fa più insistente l’idea del corpo come merce di scambio – dichiara la portavoce snoq Pecorale – oltre al fatto che non si discute più di sessualità in modo sano nei luoghi dove si formano i ragazzi, ovvero la scuola e la famiglie. Quello che è accaduto è gravissimo, ed è il frutto di una proposta mediatica dai messaggi avvilenti che disegnano una società fatta di scorciatoie, in canche il lavoro ha perso la sua connotazione di simbolo di crescita sociale». Analoghe parole di sgomento ha rivolto Desirèè Del Giovine, presidente della commissione pari opportunità della Provincia, che evidenzia che si tratta di fenomeni in aumento che lasciano sempre più spiazzati gli adulti alle prese con un sistema di regole totalemte scardinato. «Fa riflettere anche la facilità con cui basta premere un ‘invio’ un pulsante, per propagare contenuti devastanti, come se si fosse in un cartone animato o un videogioco. La capacità di decretare la vita o la morte di un compagno con la stessa facilità di un gioco elettronico gette nella sfiducia il compito difficile che da educatori portiamo avanti con le nostre battaglie». Un episodio che denota una grande fragilità secondo la psicoterapeuta Italia Calabrese che legge nel gesto delle adolescenti la voglia di sentirsi grandi e un bisogno di ricevere attenzioni. "Questa disinvoltura nel denudarsi – spiega la psicoterapeuta – nasconde bisogni affettivi profondi da parte di giovani ragazze alla ricerca di quacuno che le metta al centro. Una fragilità tipica dove la cultura del fare schiaccia la cultura dell’essere. Bisogno leggere queste fragilità con attenzione – conclude la Calabrese – e con la giusta preoccupazione visto che questi meccanismi sono alla base delle tendenze suicide che spesso le giovani donne maturano quando danno importanza eccessiva ai loro carnefici"